Kurt Ryba è il »padre« delle macchine da scrivere esposte. Dice di se stesso di essere nato con la passione per il collezionismo e per i computer. Dopo un lungo periodo di studi e lavoro all’estero tornò a Bolzano nel 1984 per dirigere una piccola impresa nel settore informatico. Da questo inizio timido ed avventuroso si sviluppò una delle più importanti realtà informatiche italiane.
L’esposizione di questo museo è il frutto della sua continua ed appassionata ricerca in tutto il mondo.
La collezione va completata non solo da continui aquisti da parte di Kurt Ryba, ma anche da altre donazioni, per le quali qui si coglie l’occasione a ringraziare.
La collezione va completata non solo da continui aquisti da parte di Kurt Ryba, ma anche da altre donazioni, per le quali qui si coglie l’occasione a ringraziare.
Con oltre 2000 oggetti il museo offre un’ampio sguardo su 150 anni di storia della tecnica, dimostrato tra l’altro da alcune attrazioni particolari: la “Palla da scrivere” danese Malling Hansen, prima macchina da scrivere prodotta in serie (1867), la meravigliosa Olivetti Valentine premiata per il suo design, la leggendaria macchina crittografica Enigma, la cui decrittazione ha abbreviato la seconda guerra mondiale di due anni nonchè la macchina da scrivere del noto inventore americano Thomas Alva Edison.
Da menzionare anche l’americana “Sholes & Glidden” (1874), attraverso la quale il nuovo mezzo macchina da scrivere ha iniziato a fare strada, la Princess Praesent dorata di 18 carati, simbolo della ripresa economica tedesca del dopoguerra, e infine la Crandall, spesso dichiarata la più bella macchina da scrivere antica.
La collezione di macchine da scrivere è completata da un vasto archivio storico.
La collezione di macchine da scrivere è completata da un vasto archivio storico.